"Voglio volere... io voglio un mondo
all'altezza dei sogni che ho..."
"Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei ,
ed sempre quello che non si farebbe che farei,
come quello che non si direbbe che direi,
quando dico che non è così il mondo che vorrei".

domenica 28 giugno 2009

A proposito di pedofilia...

Prendo spunto dal post che ho pubblicato precedentemente per dedicare un po di spazio a un argomento delicato, forse tra i più delicati di cui si discute attualmente o, per la cui delicatezza, troppo spesso, si evita persino di discuterne...
Penso che la televisione, se utilizzata correttamente, e vissuta con spirito critico, possa diventare, in alcuni casi, un ottimo strumento di denuncia e di sensibilizzazione...

venerdì 26 giugno 2009

Il "caso umano di una leggenda"...

Appena qualche giorno fa ho aggiunto qualche canzone alla playlist che vedete sul mio blog...ironia della sorte, tra quelle canzoni c'è "We are the world" canzone famosissima interpretata fra gli altri da Lionel Richie e Micheal Jackson nel 1985 per il progetto "USA for Africa" e il cui ricavato sarebbe andato in beneficenza per la carestia in Etiopia. Ho scelto questo titolo (appunto "We are the World") anche come frase di chiusura della presentazione del mio blog in quanto credo riassuma in pieno il senso di quello che voglio dire...beh ironia della sorte perché, come voi già saprete, ieri 25 giugno 2009, lo stesso Micheal Jacson, popstar a livello planetario tanto da essere considerato il re del pop, è morto all'età di quasi 51 anni, in seguito a un arresto cardiaco, dopo una esistenza all'insegna della gloria, ma anche degli scandali, dei problemi economici ed, è inutile negarlo, sempre al limite della follia. Attenzione non sto postando perché voglio banalmente "celebrare il personaggio", non avendo mai avuto una grande passione per lui (anche se un omaggio se lo meriterebbe a livello artistico solo per il fatto di essere l'autore dell'album che ha venduto di più nella storia della musica: Thriller...ve lo ricordate no?!). Più che altro vorrei parlare del caso umano, della persona Micheal Jackson, la stessa persona che ha subito più di cinquanta interventi chirurgici per far diventare bianca la sua pelle nera(e che alla fine ne ha pagato le spese), la stessa persona che è stata accusata di molestie sessuali nei confronti di un minorenne e che poi è stata scagionata lasciando comunque molte perplessità, la stessa persona ricordata per molte altre "stranezze". Senza dubbio una persona del genere non può essere definita del tutto normale dal punto di vista psichico, ma se proviamo a non restare in superficie, a non vedere solo quello che è ovvio di questa persona e di questo artista, forse ci accorgeremo che il suo caso può diventare emblematico dell'intera società e dei suoi problemi, un caso da cui prendere spunto per analizzare temi attuali come l'inseguimento patologico di modelli di perfezione,degli stereotipi della società del "conformismo" e del consumismo, la diversità vissuta dai soggetti cosiddetti "diversi"(in questo caso le persone di colore), il successo e la gloria vissuti come unica forma di riscatto che fanno perdere di vista i valori veramente importanti, la stessa pedofilia, una piaga sempre più diffusa nella nostra società. Al di là delle ipotetiche colpe attribuite a Michael Jackson, al di là se sia vero ciò che si è detto di lui e se sia giusto piangere la sua morte o meno, ho deciso di parlarne nel mio blog perché credo che prima di essere un artista, lui era un uomo che non era a suo agio nel mondo...e se la sua storia può servire a non far commettere degli errori a qualcun'altro che prova la stessa cosa, è bene conoscerla.

Qualche cenno biografico...

Michael Joseph Jackson nacque a Gary il 29 agosto del 1958. Dopo aver iniziato la propria carriera a soli cinque anni nel gruppo di famiglia Jackson Five, insieme ai sui fratelli, iniziò la propria attività da solista nel 1971, con il singolo "Got to be there"]. Nel 1979 esordì definitivamente da solista, e divenne l'artista pop di maggior successo di sempre; ciò fu dovuto principalmente a Thriller (1982), tuttora l'album più venduto nella storia della musica, co-prodotto da Quincy Jones e vincitore di 8 premi Grammy. Secondo il Guinness World Records, il cantautore ha venduto oltre 750 milioni di albums, ciò lo rende di fatto l'artista solista con il maggior successo di sempre. Dal 1988 al 2005 Jackson è vissuto nel Neverland Ranch (successivamente venduto nel 2008 per la cifra di 35 milioni di dollari), in cui aveva fatto costruire un parco a tema e uno zoo per ragazzini poveri e malati terminali. Le sue frequentazioni con quei ragazzi hanno avuto un enorme impatto mediatico, essendo girate voci su complicati rapporti tra il cantante e i suoi giovanissimi ammiratori. Ciò è emerso per la prima volta nel 1993, quando Jackson fu accusato di molestie sessuali da un suo fan. Dopo un'altra denuncia, nel 2003, il cantante è finito nel mirino dei giudici, accusato anche di altri tipi di reati. Jackson fu poi processato nel 2005 per la vicenda, ma alla fine fu assolto in appello da tutti i 10 capi d'accusa perché ritenuto innocente. Muore, come è noto, il 25 Giugno 2009.


Vi propongo inoltre per capire meglio questa personalità enigmatica un "ritratto dell'artista" scritto da un giornalista, Marco Molendini, in occasione del processo del 2005...

Quando cantava Thriller, circondato da un manipolo di morti viventi, era il divo pop più famoso e amato. Quando ha lanciato We are the world era considerato la star più potente e generosa della musica. Quando si è messo a raccontare “sono cattivo, lo sai, sono cattivo” con Bad molte delle sue stranezze erano già di dominio pubblico. Le stranezze vere e quelle infiocchettate dagli specialisti di gossip e di panzane. Michael che per non invecchiare si chiude in un letto iperbarico, Michael che si rifà la faccia per assomigliare al suo idolo Diana Ross, Michael che si schiarisce la pelle per diventare bianco che più bianco non si può, Michael che vive in una reggia da Re Sole con elefanti, lama, giraffe, giostre, ruota panoramica, pista da go kart. Bizzarie da artista strambo. Ma vendeva dischi come nessun altro prima (arriva a 300 milioni più o meno il suo imbattibile record, imbattibile perchè i dischi non si vendono più come prima), i suoi concerti spopolavano, nelle sue casse entravano dollari a palate. Insomma, tutto quello che faceva o toccava il Peter Pan del pop diventava oro.Poi sono cominciati ad arrivare i matrimoni e i figli, Prince Michael Junior, Paris Catherine e Michael Prince II: uno dietro l'altro come i conigli, concepiti in qualche modo. La fantasia, in questo caso, è libera di sfrenarsi: è certo, però, che tutti curiosamente hanno tratti somatici tipici della razza bianca (e per quanto Michael si sia schiarito, colpa della vitiligine o di una follia esistenziale è impossibile che abbia modificato i propri cromosomi). E, dopo i matrimoni e i figli, sono arrivati a ruota, come un castello di carte che crolla improvvisamente, le accuse infamanti, i primi sospetti di rapporti particolari con i suoi amici bambini (i tanto amati bambini per cui il munifico Jackson non badava a spese), le vendite di dischi che crollano (l'ultima raccolta, comunque, ha venduto svariati milioni di copie), i rapporti con la casa discografica che si fanno difficili, i ricatti, i milioni di dollari che vanno in fumo per vanificare le denunce, perfino Al Bano che ricorre ai magistrati lanciando l'accusa di plagio (finita in una bolla di sapone, per il magistrato sia Will you be there che I cigni di Balaklava, sono state ispirate da una medesima canzone popolare indiana). Una voragine si apre sotto i piedi di un artista straordinario ma inafferrabile. E la sua storia comincia a essere letta in modo diverso, assume toni drammatici, da fantasma del palcoscenico. Ecco, la Michael Story potrebbe benissimo essere lo spunto per uno di quegli immaginifici e terrificanti musical di Andrew Lloyd Webber fatti di diavolerie e giochi meccanici: sarebbe il racconto di un ragazzo di grande talento, dall'infanzia difficile (il padre sadico, gli obblighi di carriera che arrivano prima dell'adolescenza), dalle grandi ambizioni, dalla personalità inafferabile e sfuggente. Una sorta di Dorian Gray, il protagonista del celebre racconto di Oscar Wilde, la cui immagine pubblica contrasta con il ritratto privato e quel viso, sottoposto a troppi continui interventi chirurgici (i primi furono determinati da incidenti di lavoro), che si va deformando (come dimostrano i terribili primi piani che ogni tanto le telecamere riescono a rubare).Una storia incredibile di un uomo che riesce con il suo talento a mettere insieme un impero smisurato, a sfamare il suo appetito di gloria comprando i diritti delle canzoni del gruppo più famoso del mondo (i Beatles) e sposando (sappiamo con quale esito) la figlia di quello che è tuttora considerato il re del rock, Elvis Presley. Aveva tutto Michael Jackson. Forse non bastava per essere felice.


Infine, per rendere omaggio all'artista scomparso (e non alla persona discutibile dal punto di vista morale) mi sembra giusto ricordarlo con il video che l'ha reso una leggenda...



martedì 23 giugno 2009

Inquinamento? No, grazie...

Parlando dell'inquinamento, non pùò mancare la mia solita definizione tratta da Wikipedia, giusto per introdurre l'argomento e capire, più o meno, di cosa si parla: "L'inquinamento è un'alterazione dell'ambiente, di origine antropica o naturale, che produce disagi o danni permanenti per la vita di una zona e che non è in equilibrio con i cicli naturali esistenti."
Detto ciò, sono convinta che riguardo a questo tema, non ci sia molto da discutere o "filosofeggiare", ma piuttosto da gurdare in faccia la realtà...proprio per questo vi propongo alcune immagini che valgono più di mille parole!!!

Guardate cosa la natura è stata in grado di offrirci...






























Guardate cosa noi siamo stati in grado di combinare...














sabato 20 giugno 2009

A proposito della Shoà: per non dimenticare...la storia di Etty Hillesum.


Come ho già avuto modo di dire precedentemente, una delle espressioni più terribbili del razzismo che si sono succedute durante la storia è senza dubbio il nazzismo e con esso la Shoà...durante la Seconda guerra mondiale circa sei milioni di ebrei furono deportati nei campi di concentramento e uccisi brutalemente per il solo fatto di essere tali. A distanza di circa sessant'anni, ancora oggi si celebra la "giornata della memoria", per non dimenticare una delle più gravi e assurde violazioni dei diritti umani che la storia del mondo abbia mai conosciuto. La nostra "memoria" è aiutata in questo dalle tantissime testimonianze che i sopravvisuti a quella tragedia ci hanno lasciato, nonchè dalla documentazione di vario tipo che è venuta fuori negli anni per testimoniare ciò che è stato. Ricordiamo ad esempio il famoso "diario di Anna Frank", "Se questo è un uomo" di Primo Levi, "La notte" di Elie Wiesel e altri importanti documenti e opere letterarie. Nessuno dovrebbe ignorare i contenuti e il valore di queste testimonianze. In una società come la nostra, così frenetica e piena di egoismo, tutti dovremmo fermarci un attimo a guardare indietro e conoscere la sofferenza di chi è vissuto nel passato per vivere meglio nel futuro. E’ questo il significato della giornata della memoria, conoscere e ricordare quello che è stato, trarne dei validi insegnamenti ed evitare che ciò si verifichi nuovamente.
Se è vero che s'impara dai propri errori, l’umanità intera deve avere il coraggio di guardare in faccia i gravissimi errori commessi, solo così è possibile progredire, traendo dal passato i valori positivi e lasciandoci alle spalle quelli negativi che hanno generato la Shoà.
Ma c'è una storia, una tra le tante storie delle persone deportate e uccise in quel periodo che non è molto conosciuta e non ha avuto molto spazio fra le altre, ma che a mio parere merita di essere ricordata per l'insegnamento che se ne può ricavare. Io ho avuto modo di conoscerla al liceo e mi ha colpito particolarmente...ve la voglio raccontare, citandovi anche una frase della stessa protagonista nella quale è racchiuso il senso della sua storia e del suo insegnamento.

Etty Hillesum- La nonviolenza in Auschwitz


Dei circa sei milioni d'ebrei deportati e uccisi negli anni della Shoà (catastrofe), solo alcuni hanno avuto la forza o la possibilità di lasciarci delle testimonianze di ciò che è stato e che l’umanità non potrà mai dimenticare.
Una di essi è Etty Hillesum, nata in Olanda nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica e morta ad Auschwitz nel 1943, una donna che ha saputo trasformare il suo dolore e quello della società nella quale viveva in saggezza e paradossalmente in gioia di vivere.
Ragazza brillante, intensa, con la passione della letteratura e della filosofia, si laurea in giurisprudenza e si iscrive quindi alla facoltà di lingue slave; quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e con essa la persecuzione del popolo ebraico che sarà allo stesso tempo causa della sua morte fisica e della sua rinascita spirituale. A testimonianza di ciò esiste un diario personale, che lei scrive durante gli ultimi due anni della sua vita: undici quaderni completamente ricoperti da una scrittura minuta, quasi indecifrabile, che abbracciano tutto il 1941 e il 1942.
Etty nasconde, sotto un aspetto vivace, una profonda infelicità, che le provoca oltretutto una serie di estenuanti malesseri fisici. Forse anche a seguito di carenze affettive ed educative dovute al burrascoso matrimonio dei suoi genitori, vive in quel periodo relazioni sentimentali complicate che la lasciano “lacerata interiormente e mortalmente infelice”.
Dopo tanti errori e tanta sofferenza, finalmente qualcosa d’importante e decisivo accade nella vita della giovane ebrea: è l’incontro con uno psicologo ebreo tedesco, Spier, molto più anziano di lei, che la cambia profondamente. Attraverso le contraddizioni di una relazione piuttosto complessa e ambigua, egli la guida in un percorso di realizzazione umana e spirituale, insegnandole a pregare e diventando un mediatore fra lei e Dio. Quel Dio che diventerà per Etty il centro della sua esistenza e la parte più intima di sé: “Quella parte di me, la più profonda e la più ricca in cui riposo, è ciò che io chiamo Dio” scrive lei stessa.
E’ proprio l'amore per Dio che la spinge a condividere pienamente la triste sorte del suo popolo, un gesto che per lei significa “donarsi a Dio e ai fratelli”.
Nel 1942, infatti, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, potrebbe sottrarsi alla deportazione e avere salva la vita; lei, invece, nella prima grande retata ad Amsterdam, si avvia al campo di sterminio con gli altri ebrei prigionieri, sperando di poter portare luce nella vita altrui con la sua forza interiore e rendere così giustizia alla vita.
Prima della sua partenza definitiva per Auschwitz, Etty sente che la sua fine è vicina, chiede così ad un’amica olandese di nascondere i suoi quaderni e di farli avere ad uno scrittore di sua conoscenza, alla fine della guerra.
I manoscritti, molto difficili da decifrare, a causa della grafia incomprensibile, passano per anni da un editore all’altro e solo nel 1981 sono finalmente pubblicati, permettendo ai lettori di tutto il mondo di conoscere la straordinaria esperienza di una persona “luminosa”, come l’hanno definita i sopravvissuti del campo che vissero con lei.
In uno dei suoi quaderni Etty scrive:
“Dappertutto c’erano cartelli che ci vietavano la strada per la campagna: ma sopra quell’ unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto”. Cosa c’è di più bello e rassicurante che guardare il cielo? Persino in un momento difficile ci fa sentire vivi, ci ricorda la nostra appartenenza al mondo e quindi alla vita. Esso accomuna tutti, buoni e cattivi, ricchi e poveri, liberi o prigionieri: tutti noi viviamo sotto un unico immenso cielo. Nessuno ci può vietare di guardarlo, in qualsiasi posto noi ci troviamo e in qualsiasi momento, perché il cielo è sempre sopra la nostra testa, è sempre sopra la nostra vita, quasi per osservarla e proteggerla. Etty esprime in questa frase tutta la sua voglia di restare al mondo e di continuare la sua esistenza, anche in un momento difficile come quello che sta vivendo insieme al suo popolo. La sua libertà fisica è limitata, ma le basta guardare il cielo per sentirsi libera nell’anima; nessuno può impedirle di sognare, di sperare, di amare o, semplicemente, di alzare lo sguardo al cielo, è una libertà più importante di quella fisica, perché è una libertà che nessuno le può togliere.

giovedì 4 giugno 2009

L'Italia [non] è un paese razzista!

Il video che vi voglio proporre rappresenta quella che è la situazione attuale in Italia, riguardo il tema razzismo.
Il Governo propone ordine e pulizia etnica , ma fino a che punto è disposto ad ottenere tutto ciò , se per raggiungere i propri scopi è disposto a passare sopra a quelli che sono i valori etici e morali?

mercoledì 3 giugno 2009

Razzismo...



Da Wikipedia:"Nella sua definizione più semplice, per razzismo si intende la convinzione che la specie umana sia suddivisa in razze biologicamente distinte e caratterizzate da diversi tratti somatici e diverse capacità intellettive, e la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare razza possa essere definita "superiore" o "inferiore" a un'altra.


Più analiticamente si possono distinguere diverse accezioni del termine:

-storicamente rappresenta un insieme di teorie con fondamenti anche molto antichi (ma smentite dalla scienza moderna) e manifestatesi in ogni epoca con pratiche di oppressione e segregazione razziale, che sostengono che la specie umana sarebbe un insieme di razze, biologicamente differenti, e gerarchicamente ineguali. Tra gli ispiratori ideologici degli aspetti contemporanei di questa teoria vi fu l'aristocratico francese Joseph Arthur de Gobineau, autore di un Essai sur l'inégalité des races humaines[1] (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane, 1853-1855). Nel XIX secolo quello che sarebbe stato poi definito razzismo nel secolo successivo ebbe rilevanza scientifica, al punto da venire oggi chiamata dagli storici razzismo scientifico. Intorno al 1850 il razzismo esce dall'ambito scientifico e assume una connotazione politica, diventando l'alibi con cui si cerca di giustificare la legittimità di prevaricazioni e violenze. Una delle massime espressioni di questo uso è stato il nazionalsocialismo.

-in senso colloquiale definisce ogni atteggiamento attivo di intolleranza (che può tradursi in minacce, discriminazione, violenza) verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche. In tale senso, però, sarebbero più precisi, anche se sono raramente usati nel linguaggio corrente, termini come xenofobia o meglio ancora etnocentrismo

-in senso più lato comprende anche ogni atteggiamento passivo di insofferenza, pregiudizio, discriminazione, teso a pretendere un atteggiamento di considerazione particolare da parte di gruppi di persone che si identificano attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche."

ORA DICO LA MIA...






Be di sicuro qualche nozione enciclopedica può servire a comprendere meglio il significato e la portata di alcuni fenomeni come il razzismo...ma io non riesco a limitarmi a qualche nozione enciclopedica quando si parla di cose così importanti, devo dire la mia (in realtà la dico sempre la mia, non posso rinunciare ad esprimere il mio pensiero, altrimenti non mi sarei iscritta a FSCC, non vi pare?!)
Tornando al discorso del razzismo, vi assicuro che non riesco a trovare le parole giuste per esprimere la mia incredulità, il mio stupore, ma anche la mia rabbia nel vedere che ancora oggi nel, Ventunesimo secolo, continuiamo a fare distinzioni di sesso, razza, religione, ceto sociale, identità sessuale e chi più ne ha pìù ne metta...crediamo di essere una società aperta, una "società della comunicazione", ci vantiamo del progresso tecnologico che abbiamo raggiunto, della cultura che abbiamo acquisito, studiamo e ci prendiamo lauree come fossero caramelle, eppure ancora riesce a scandalizzarci un amore fra due persone dello stesso sesso o addirittura fra due persone di sesso opposto ma di razza diversa, e siamo sempre bravi, all'occasione, a prendercela con l'immigrato di turno se succede qualcosa di spiacevole. Vi ricordo che appena sessant'anni fa, a causa dei problemi mentali di un certo Adolf Hitler, circa sei milioni di persone morivano in modo atroce per il solo fatto di essere nati Ebrei, mentre il resto del mondo guardava senza fare nulla (vi ricordate la Shoà no?)... vi ricordo ancora che qualche anno dopo un signore di nome Martin Luther King si batteva con ogni mezzo per il riconoscimento dei diritti civili alla comunità afroamericana, la cui dignità veniva calpestata quotidianamente perché i suoi componenti avevano la pelle nera...queste cose le conosciamo tutti no?Le studiamo alle elementari, alle medie, al liceo e spesso persino all'università...fanno parte della storia di tutti noi, eppure sembra che ce ne dimentichiamo troppo facilmente...e poi mi chiedo, ma come si fa a fare discriminazioni?! Siamo esseri umani, siamo stati concepiti tutti nello stesso modo, siamo nati tutti nello stesso modo e tutti prima o poi avremo una fine, partendo da quali presupposti si può dire che una razza è meglio di un'altra, o una persona meglio di un'altra? Penso che invece di sentirci superiori a qualcun'altro diverso da noi, ci tornerebbe più utile considerare le differenze come una ricchezza alla quale attingere per conoscere ciò che non conosciamo e imparare ciò che non sappiamo, vivere la vita in ogni suo aspetto e in ogni sua sfaccettatura...siete d'accordo con me? Io spero di si!